Quando si parla di qualità fisiche/ capacità motorie si affronta la questione in base ad una tendenza molto diffusa sia tra gli sportivi che nel settore della medicina: considerare l’essere umano secondo quella divisione squisitamente cartesiana che seziona l’individuo suddividendo corpo, mente, emozioni in ambiti separati.
Si considerano questi aspetti in base ad una classificazione piuttosto parziale, come se il campo strutturale fisico-fisiologico fosse scindibile dalla totalità dell’essere, dai suoi umori, emozioni, passioni…
E quindi si parla di FORZA VELOCITA’’ RESISTENZA … dette CAPACITA’ CONDIZIONALI
..e di CAPACITA’ COORDINATIVE (come se fossero due campi differenziabili) divise tra di BASE e SPECIFICHE …considerando il fatto che SIAMO MUNITI di un SISTEMA NERVOSO che collega il cervello e gli organi sensoriali a muscoli, articolazioni e polmoni: EQUILIBRIO, COORDINAZIONE OCULO-MANUALE, ACCOPPIAMENTI MOTORI….Tra le varie categorie di classificazioni c’è anche quella delle ABILITA’: intendendo quelle qualità che, pur traendo origine dalla predisposizione genetica di un atleta (i cosiddetti “doni”), si inserisce come risultato di APPRENDIMENTI acquisiti con la preparazione atletica …. Difficilmente si parla ancora ufficialmente di quella psicologica.
Con l’insegnamento scolastico ho avuto l’occasione di allenare atleti adolescenti particolarmente sensibili ed emotivi, inserendo alcune tecniche derivanti dallo Yoga, con ottimi risultati.
La grande e principale differenza esistente (prima ancora che tra aspetti posturali e dinamici) tra questa disciplina e le varie ginnastiche sta proprio nel considerare l’individuo nella sua totalità, fatta di intrecci e interazioni complesse di tutte le sue componenti.
Com’è possibile che si consideri una funzione sensibile, e in continua relazione con le emozioni, come il RESPIRO, unicamente sotto l’aspetto puramente fisiologico?
Come si può pensare che un atleta in apnea da ansia, possa affrontare una gara o una prestazione in condizioni ottimali? Che “stringere i denti” possa aiutare a concludere una maratona? Che il non accorgersi di tenere le spalle contratte possa danneggiare il corpo di un ciclista?
Ecco allora la diversità della proposta: durante qualsivoglia gesto sportivo IMPARARE A METTERE IN ATTO L’ASCOLTO, L’ACCORGERSI ; funzioni fondamentali per poter disattivare gli automatismi nocivi messi in campo dalla TENSIONE (in genere si tratta di una sorta di sistemi difensivi inconsci) …. Alcuni si chiudono nelle spalle, altri stringono i pugni, altri ancora si dimenticano di respirare, quelli che non si accorgono di correre seduti ecce cc.
C’e anche una falsa idea da chiarire: quella che lo Yoga sia una sorta di ginnastica dolce per la terza età.
Si tratta, in realtà, di uno strumento che serve a PERCEPIRE COSCIENTEMENTE/ ACCORGERSI di quello il nostro corpo esprime, nel momento in cui questo sta accadendo.
Si usa l’OCCASIONE del CORPO, a partire dal corpo fisico, perché è la nostra componente più facile da osservare e perché è quella più sincera (ci dice la verità). Si glissa poi verso l’ascolto del respiro (più sensibile e delicato), ed è sicuramente possibile indagare anche campi più sottili.
In presenza di questi accorgimenti, può essere considerato yoghico anche un gesto sportivo ..soprattutto le attività AEROBICHE ( in equilibrata presenza di ossigeno).
La proposta è particolarmente rivolta ai runners, ai bikers ed ai nuotatori per questo motivo… con nessuna esclusione per la preparazione atletica di altri sport.
Ho allenato portieri di calcio, tennisti, apneisti e subacquei… ED ANCHE I GRANDI ALLENATORI STANNO INIZIANDO SERIAMENTE A PRENDERE IN CONSIDERAZIONE QUESTA FANTASTICA OPPORTUNITA’
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